San Paolo Apostolo, patrono dei Rover e delle Scolte
25 gennaio (conversione) e 29 giugno (ricorrenza)
Paolo, cooptato nel collegio apostolico dal Cristo stesso sulla via di Damasco, strumento eletto per portare il suo nome davanti ai popoli, è il più grande missionario di tutti tempi, l’avvocato dei pagani, l’apostolo delle genti, colui che insieme a Pietro far risuonare il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo. Gli apostoli Pietro e Paolo sigillarono con il martirio a Roma, verso l’anno 67, la loro testimonianza al Maestro.
Saul nacque a Tarso, capitale della Cilicia, da famiglia di ebrei benestanti. In quanto cittadino romano, accompagnava al nome ebraico del primo re d’Israele quello latino di Paulus. Studiò a Gerusalemme alla scuola del maestro fariseo Gamaliele, e come ebreo osservante combatté contro la dottrina cristiana. Andando a Damasco ebbe la visione di una luce folgorante che lo fece cadere da cavallo e lo accecò, mentre una voce gli diceva “Perché mi perseguiti?” Accolto in casa di Anania, dopo pochi giorni riacquistò la vista e fu battezzato. Tentò di evangelizzare i suoi antichi compagni, ma dovette fuggire da Damasco calato in una cesta giù dalle mura cittadine. Fu accolto dagli Apostoli come loro pari, e sostenne con energia il distacco dei cristiani dalle prescrizioni della legge mosaica. In questo modo il messaggio evangelico trovò maggiore ascolto anche presso i non ebrei, per i quali la pratica della circoncisione e le norme sulla purità alimentare apparivano incomprensibili ed estranee; e fu appunto la predicazione presso i “gentili” a meritargli l’appellativo di “Apostolo delle genti”. Più volte imprigionato dai romani, alla fine il governatore Festo lo inviò, in quanto cittadino romano, a Roma, al tribunale dell’imperatore.
Paolo, in quanto cittadino romano, fu condannato alla pena meno disonorevole della decapitazione. Secondo la tradizione, il suo capo rimbalzò per terra tre volte, e in quei punti sgorgarono le Tre Fontane che ancora oggi danno il nome al luogo. Sulla sua tomba, lungo la via Ostiense, sorse poi la basilica a lui intitolata.
San Paolo è il patrono dei vescovi e dei missionari, della Grecia e di Malta.
Egli è ricordato nel calendario principalmente il 29 giugno, insieme a San Pietro. Ma il 25 gennaio viene ricordato un momento fondamentale della sua vita: la Conversione. Da quel giorno la sua vita cambiò radicalmente ed egli divenne un apostolo instancabile di Gesù, che con i suoi lunghissimi viaggi portava il messaggio di salvezza di Cristo a tutti i popoli.
Difficile tracciare in poche righe l’immagine di questo nostro Patrono. Ci sembra di poter concentrare la nostra attenzione su tre aspetti: la fede incrollabile in Cristo, la strada ed il servizio.
Paolo racconta innanzitutto nei suoi scritti di fatiche, peripezie, tentativi di linciaggio, naufragi, prigionia e mille altre difficoltà che si sono presentate a lui nei numerosi viaggi nel Mediterraneo. La sua incrollabile fede in Gesù Cristo insegna a Rover e Scolte di oggi che le difficoltà, certamente minori, che si possono presentare nella vita, possono essere superate anche e soprattutto rivolgendosi a Cristo, che dà la forza per andare avanti e superare gli ostacoli.
I lunghi viaggi di Paolo –ben quattro- tra Turchia e Grecia, fino a Roma, evocano la Strada, elemento metodologico fondante del Roverismo. La strada per San Paolo come per Rover e Scolte, è segno di fatica, ma anche di scoperta di mondi nuovi, di incontro di luoghi e persone, di forza di testimonianza e annuncio. Su questo orizzonte San Paolo insegna ai Rover e alle Scolte a spendere la propria vita per gli altri, nel servizio gratuito alle persone che si incontrano sulla strada della vita, alla luce di quel grandioso “inno alla carità” (1Cor 13,1-13) da lui scritto.
Come diceva nel suo piccolo anche B.-P. agli scout, “l’unico modo per essere felici è quello di fare la felicità degli altri” ed il servizio è il modo migliore per farlo.